Storie di progetto

Progetto “Fake News”: dalla Sicilia un algoritmo che smaschera la disinformazione

Il progetto in breve

Progetto “Fake News”: dalla Sicilia un algoritmo che smaschera la disinformazione - infografica

La storia del progetto

Nel dicembre 2019, nel pieno della trasformazione mediatica digitale, accelerata anche dalla pandemia da Covid-19, che ha poi portato all’esplosione dell’Intelligenza Artificiale Generativa, prende avvio in Sicilia un progetto ambizioso: costruire strumenti per contrastare la disinformazione online, divenuta sempre più pervasiva. Il titolo è semplice e diretto – Fake News – ma dietro ci sono studio, innovazione e una rete di attori pubblici e privati con un obiettivo comune: proteggere la qualità e la trasparenza dell’informazione.

Finanziato dalla Regione Siciliana nell’ambito del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale 2014-2020 per un contributo pari a 1 milione 824 mila euro, il progetto vede il coinvolgimento dell’Università di Palermo con diversi Dipartimenti e di una società tech facente parte di una holding che detiene una delle più rilevanti piattaforme internazionali di citizen journalism.

Il progetto Fake News, infatti, si inserisce in una riflessione più ampia sul ruolo del giornalismo partecipativo nell’epoca della I.A. Generativa. In una fase storica in cui diverse piattaforme social hanno ridotto o eliminato i meccanismi di fact-checking, la responsabilità di riconoscere contenuti affidabili richiede la disponibilità di  strumenti accessibili a tutti: giornalisti, redattori, e cittadini comuni.

Il cuore del progetto è la realizzazione di un algoritmo in grado di valutare automaticamente l’attendibilità delle notizie pubblicate online. Non si tratta solo di software, ma di un vero ecosistema editoriale digitale che parte dalla scrittura della news e arriva fino alla sua validazione e diffusione. Un sistema che consente a giornalisti, editor e utenti vari di navigare tra i contenuti accompagnati da un indicatore visivo – un “semaforo” verde, giallo o rosso – che segnala la probabilità che una notizia sia attendibile o meno. L’algoritmo analizza tre dimensioni: il testo, con strumenti di content analysis che rilevano la presenza delle tipiche “5W” che definiscono un articolo giornalistico (“Who, What, When, Where, Why”) e l’eventuale uso di linguaggio polarizzato o emotivamente marcato; lo spazio, inteso sia come struttura del testo sia come composizione dell’immagine associata; l’autore, verificandone la tracciabilità e affidabilità attraverso fonti pubbliche e social network. Oltre a guidare il lettore, l’algoritmo è anche uno strumento di supporto per gli editori e per gli stessi autori, che possono testare la qualità delle proprie notizie prima della pubblicazione. L’intero sistema è pienamente integrato in piattaforme di citizen journalism, ma è al contempo scalabile e replicabile anche in altri contesti, per esempio di tipo educativo o istituzionale.

Il progetto ha avuto una forte impronta scientifica. Sono state realizzate due pubblicazioni – una in italiano, “Fake News. Il progetto di un algoritmo contro le false verità”, e una in inglese, “Information Disorder. Learning to Recognize Fake News” – che raccolgono i contributi teorici di docenti e ricercatori di diverse discipline: sociologia, comunicazione, diritto, design dell’informazione. Tra i temi analizzati a proposito di disinformazione, sono stati scelti quelli afferenti ai migranti, all’ambiente e alla salute, con un’attenzione particolare al contesto pandemico, in cui il progetto Fake News ha visto la luce.

Il lavoro non si è fermato alle aule universitarie. Gli studenti delle università di Palermo, Enna, Catania e Messina sono stati coinvolti in esperimenti didattici e test, nell’ambito dei quali hanno valutato notizie vere e false attraverso moduli interattivi, partecipato attivamente all’elaborazione dell’algoritmo e riflettuto sul proprio comportamento di lettori. Racconta il prof. Ferdinando Trapani, responsabile scientifico del progetto per l’ateneo palermitano: “La disinformazione si verifica nell'arco di istanti di secondo, perciò è molto importante capire come noi stessi ci approcciamo alla macchina. Uno degli elementi più innovativi del progetto è l’attenzione al comportamento umano: come reagiamo davanti a una notizia? Quanto incide la presentazione visiva?”. Queste domande hanno spinto i ricercatori a coinvolgere anche il Dipartimento di Informatica dell’Università di Salerno, che ha dimostrato quanto lo “spazio” – visivo e semantico – possa influenzare la percezione dell’informazione.

Il progetto “Fake News” rappresenta un esempio virtuoso di collaborazione tra il settore pubblico, il mondo accademico e l’impresa privata per affrontare una delle sfide più pressanti della nostra epoca – la disinformazione appunto – resa ancor più insidiosa dalla crescita esponenziale dell’uso dell’Intelligenza Artificiale. E in un’epoca in cui le notizie corrono più veloci della nostra capacità di verificarle, strumenti come questo non sono solo innovazioni tecnologiche, ma possono diventare presìdi di una società informata meglio e, quindi, più equa e consapevole.